Falstaff o l’inconsueto di Cesare Vergati

TEATRO OSCAR Via Lattanzio 58 – Milano
Martedì, 16 dicembre 2014 ore 21,00

Falstaff de Cesare Vergati

Riduzione drammaturgica e regia:
Ombretta De Biase
Con:
Dorothy Barresi
Maurizia Ferrari
Annamaria Indinimeo
Donatella Massara
Cristina Salardi
Francesco Tinnirello
Cesare Vergati

Ricerca musicale: Cesare Vergati
Elaborazione audio e video: Donatella Massara

Posto unico: 10 euro

Falstaff o l’inconsueto’ di Cesare Vergati fa parte di una trilogia che comprende ‘Faust o l’inconverso’ e ‘Don Giovanni o l’incomodo’, in cui il personaggio centrale è la figura dell’Eroe nel senso personalissimo che l’autore dà a questo termine. L’eroe di Vergati infatti combatte tutta la vita per affermare la sua autonomia di pensiero ed azione contro il conformismo ottuso delle convenzioni sociali. Nel suo immaginifico linguaggio letterario – “ amalgama di tradizione antica e di espressività contemporanea ” – Vergati trasporta, diremmo trascina, la mente, l’orecchio ma anche l’occhio del lettore in un mondo visionario e fantastico fatto di suoni, immagini e visioni indimenticabili.

La riduzione teatrale mette in scena in un mix ritmato di: lettura del testo, musica ed azione scenica, la vicenda umana di un uomo, Falstaff, ‘inconsueto’, cioè che non intende porre limiti ai suoi piaceri che sono nell’ordine: il cibo, l’arte e l’amore. All’inizio vediamo il Nostro vivere felice e isolato in una capanna posta in mezzo a un campo. Qui coltiva vari ortaggi di cui si ciba insieme ad una gran quantità di leccornie e si dedica alla sua passione per l’arte, per la bellezza. Troppo obeso per muoversi con facilità, passa il tempo disteso su un’amaca, condividendo con una donna attempata anche i piaceri del sesso. La sua vita scorre placida e felice anche se a volte gli tornano alla memoria, angosciandolo e turbando i suoi sogni, le tante ombre e le poche luci di un antico e tormentato passato in cui, unitamente ai suoi nobili natali, sono presenti anche un figlio morto e una misteriosa prigione. Purtroppo la comunità, che gli vive nei pressi, non intende tollerare il suo stravagante modo di vivere e lo guarda con malanimo. In particolare tre tristi ed emblematici figuri: lo sparuto – uomo ossuto e smorto – il castigo d’ uomo – il portatore di sventure – e l’inerte – uomo rozzo e ostile all’arte – si coalizzano e lo tormentano in vario modo, progettando di infliggergli un tipo di morte che per il nostro grassone sarà la più insopportabile e atroce: la morte per fame….

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