![]() Belgio/Paesi Bassi/Bulgaria, 1h34 |
“Visto il periodo storico che sta vivendo il Belgio, questo film è davvero una vera perla al Lido di Venezia, che potrebbe servire a distendere una situazione che a causa del terrorismo internazionale ha davvero messo sotto pressione non solo tutta l’area del Benelux, ma l’Europa stessa: ridere a volte è davvero terapeutico.” – Repubblica
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SINOSSI
KING OF THE BELGIANS è un road movie in stile falso documentario su un re apatico che si risveglia nel mondo reale. Il Re Nicola III è una persona sola, che ha la netta sensazione di vivere una vita non sua. Insieme ad un regista inglese, Duncan Lloyd, incaricato dal Palazzo di ravvivare l’alquanto ingrigita immagine della monarchia, parte per una visita di Stato a Istanbul.
Proprio allora arriva la notizia che la Vallonia, la metà meridionale del Belgio, si è dichiarata indipendente. Il Re non si perde d’animo e decide di tornare di corsa per salvare il suo regno. E per una volta, dichiara, se lo scriverà lui stesso, il suo maledetto discorso! Ma proprio mentre stanno organizzando il rientro, si scatena una tempesta solare che mette fuori uso le comunicazioni e il traffico aereo. I telefoni non funzionano più, gli aerei restano a terra. A peggiorare le cose, la sicurezza turca respinge seccamente la proposta del Re di tornare via terra. Ma il Re non ha nessuna intenzione di aspettare che la tempesta finisca. Lloyd, fiutando l’occasione di una vita, si inventa un piano di fuga talmente assurdo da prevedere abiti fiorati e cantanti bulgare.
È così che ha inizio questa Odissea attraverso i Balcani sotto mentite spoglie, un viaggio carico di imprevisti, incontri inaspettati e momenti di pura euforia.
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COMMENTO
Un vulcano in Islanda erutta e tra noi nasce un’idea: mettiamo un Re belga ad Istanbul, con una catastrofe naturale e una crisi politica in atto, e poi lanciamolo in un rocambolesco viaggio a piedi verso casa, in incognito, pieno di contrattempi, rese dei conti e momenti di gioia. Ovvero, il dislocamento come essenza della commedia.
La vera sfida è stata quella di trovare il modo di raccontare una storia così…. Il Palazzo Reale affida a un inglese, Duncan Lloyd, il compito di donare un nuovo splendore alla ormai sbiadita immagine del Re. L’obbiettivo della telecamera di Lloyd è l’unico filtro che si frappone tra lo spettatore e questi sei straordinari giorni nella vita di un Re. E che dire del Belgio, un piccolo e complicato Paese, specializzato in surrealismo e compromessi? Sicuramente l’attuale scompiglio politico nel nostro minuscolo regno è stato di grande ispirazione. Ma il tema politico rimane secondario nel film rispetto alla trasformazione interiore del Re, che inizia a gustare l’anonimato e a scoprire i propri veri desideri.
Al fine di valorizzare l’autenticità e la spontaneità nella recitazione abbiamo spesso esortato gli attori a improvvisare,. E abbiamo ripreso le scene in ordine cronologico. Le situazioni che si vengono a creare diventano mano a mano più stravaganti, pur restando piacevolmente credibili. Tutto questo è il KING OF THE BELGIANS, un road movie in stile falso documentario su un caparbio monarca, profondamente perso nei Balcani.
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